Il bungee jumping è una disciplina che presenta importanti controindicazioni legate a patologie che assolutamente non sono compatibili e di cui è necessario essere ben informati prima di iniziare la pratica. A questo proposito, è prassi da parte dei gestori delle strutture apposite quello far compilare e firmare una serie di documenti che non solo declinano le responsabilità dell’associazione organizzatrice ma che autocertifichino lo stato di buona salute.
Patologie e affezioni più a rischio con il bungee jumping:
• Ipertensione arteriosa;
• Cardiopatie;
• Sincopi e svenimenti;
• Danni all’apparato scheletrico e muscolo-tendineo e delle articolazioni;
• Disturbi dell’equilibrio e patologie otorinolaringoiatria;
• Patologie oculistiche (miopia grave, glaucoma, etc…).
Storia
Il bungee jumping nasce come rituale d’iniziazione nell’Isola di Pentecoste (arcipelago delle Isole Nuove Ebridi) al largo dell’oceano Pacifico, con il nome di “naghol” (“tuffo sulla terra”). Intorno alla pratica si sono diffuse diverse leggende, tra le quali quella che ha per protagonista una donna maltrattata dal marito, che un giorno decise di fuggire da lui e per questo si arrampicò in cima ad un alto albero da frutto; quando il marito la raggiunse lei lo sfidò a buttarsi nel vuoto come prova di coraggio. La donna, che prima si era legata alle caviglie con delle liane, saltò per prima mentre il marito, che non poteva dimostrarsi codardo, saltando morì subito dopo. Questa vicenda venne presa a simbolo e annualmente riproposta coinvolgendo le donne e gli uomini del villaggio; gli uomini per cancellare questa forte umiliazione e dimostrare il proprio coraggio utilizzarono questa pratica del salto come rituale di iniziazione, ovvero il passaggio dalla giovinezza all’età adulta. All’uopo, veniva costruita una torre di legno alta anche 20 metri. Il manufatto era ancorato con funi come protezione contro i forti venti. Il risultato era comunque una costruzione decisamente instabile. Alla sommità i ragazzi saltavano legati alle caviglie con delle liane mentre le loro madri lanciavano a terra un oggetto della loro infanzia, simboleggiando la transizione da bambino a uomo.
Il salto
Una volta giunti sul sito di lancio (ponte o gru) cominciano le operazioni preliminari di imbracatura e ancoraggio dell’elastico tramite le due cavigliere e alla corda di sicurezza dopodiché si spiegano alcune procedure teoriche fondamentali e ci si porta alla pedana. Al termine di un conto alla rovescia viene impartito l’ordine di effettuare il salto che di norma va eseguito spingendosi in avanti con il viso in direzione della caduta e con le braccia aperte.
Le fasi durante la caduta prevedono:
– 1a fase, Caduta libera: qui l’elastico non è in tiro e vi è accelerazione di gravità. In soli 3 secondi di caduta libera si possono raggiungere i 97 km/h, anche se la resistenza aereodinamica del corpo steso ne diminuiscono l’entità.
– 2a fase, Messa in tiro: l’elastico entra in tensione e si allunga; a seconda del posizionamento del corpo si percepisce lo strattone in modo differente.
– 3a fase, Allungamento elastico: la caduta continua verso il basso, con sensibile decelerazione, dovuta all’allungamento dell’elastico (3 rimbalzi).
– 4a fase, Penzolamento: esauriti i rimbalzi e i dondolamenti si resta appesi all’elastico. Per non restare a testa in giù troppo a lungo, la corda di sicurezza nel suo primo tratto è munita di nodi per permettere al saltatore di risalire a mano verso i piedi, attaccarsi alle maniglie poste nella zona terminale dell’elastico e attendere così la discesa o la risalita.
– 5a fase, Discesa: tramite un motorino elettrico posto nella zona della pedana di lancio si rilascia la corda permettendo agli addetti posti a terra di recuperare il saltatore e liberarlo dalle imbracature.
– 6a fase, Risalita della corda: in questa fase l’elastico è libero e viene riavvolto tramite motore.
http://www.benessere.com/fitness_e_sport/arg00/bungee_jumping.htm
Tratto da Benessere