In cresta da Mera a Rassa

Avventura tra cime panoramiche, verdi pascoli e malghe antiche.

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Indirizzo

Scopello

GPS

45.771980892411, 8.0968433618546

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In cresta da Mera a Rassa, un’avventura tra cime panoramiche con finale mozzafiato. Saliamo in sella a Scopello, dopo aver lasciato la macchina nei parcheggi oltre il Torrente Sesia. Superiamo il ponte arrivando dal centro del paese e imbocchiamo via Chioso seguendo le indicazioni per la Seggiovia Alpe Mera. Arrivati nell’ampio parcheggio di fronte alla partenza degli impianti di risalita, scegliamo se salire all’Alpe di Mera in seggiovia con bici al seguito o se salire sui pedali. Nel secondo caso iniziamo a seguire il cartello giallo della pista ciclabile PCV2, con la figura stilizzata di un ciclista e in numero 2 su campo blu.

Ci attende una bella salita – di 9,5 km e 870 m con pendenza del 10% – a zig zag, sull’asfalto. Difficile sbagliare: all’unico bivio che si incontra seguiamo per Alpe di Mera.  Una curva dopo l’altra, si apre di fronte a noi l’incantevole panorama sulla valle sottostante che ci tiene compagna fino a raggiungere i 1.500 metri  di quota dell’Alpe di Mera. Raggiunti i compagni di pedalata che hanno preferito gustare la vista dalla seggiovia, imbocchiamo la ciclabile Mera Meggiana che inizia proprio di fronte all’arrivo dell’impianto. Ritroviamo il segnavia della PCV2 e prendiamo la ripida rampa ci conduce ai piedi del Monte Camparient.

Accompagnati da una incredibile vista sul maestoso Monte Rosa proseguiamo quindi su uno sterrato ampio e agevole che prosegue con piccolissimi dislivelli attraversando, in costa, tutta l’Alpe di Mera. Tra pascoli, magnifici arbusti di mirtilli e rododendri arriviamo fino al Colle d’Ovago, sotto il Monte Ometto che vediamo alla nostra sinistra. A destra lo sguardo si apre su tutta la Valsesia, compreso il Monte Rosa. Proseguiamo senza particolari difficoltà in quota, sempre in falsopiano intorno alla quota 1700 m, passando sopra l’Alpe Meggiana, all’altezza del Lago del Pizzo. Inizia a questo punto la pista interpoderale della Val Sorba, che passa a monte dell’Alpe Gioacchino e arriva in lieve discesa all’Alpe Sorbella. Proseguiamo sempre in discesa e iniziamo ad addentrarci nel bosco lungo una dozzina di ripidi tornanti fino ad arrivare al ponticello che attraversa il torrente Sorba.  Il primo tratto è particolarmente impegnativo: il fondo è molto sassoso e sconnesso, quindi necessita di controllo, anche se la pista è molto ampia e larga e sempre pulita. La discesa è lunga e molto divertente per chi è ben allenato. Data la pendenza e il fondo irregolare, risulta più complessa per chi non ha una particolare preparazione. Nel caso si consiglia di scendere dalla bicicletta accompagnandola a piedi. Nel tratto successivo che conduce a Rassa, la discesa si fa più lieve e tranquilla, a zig-zag, attraverso meravigliose malghe e ambienti incontaminati. Senza particolari difficoltà giungiamo sul fondovalle della Val Sorba. Superiamo il torrente su di un  ponticello e proseguiamo lungo la strada sterrata alla sinistra delle sue acque che corre per circa 3 km pressoché pianeggiante fino a sbucare alle porte di Rassa.

Attraversiamo il ponte medievale sulle acque vivaci del torrente e visitiamo questo piccolo borgo da fiaba, incastonato fra prati e boschi di conifere al convergere delle Vallate Sorba e Gronda. Il tempo sembra essersi fermato in questo villaggio di una manciata di casette e baite costruite in pietra grigia con travi in legno e tetti in beole, le tipiche lastre di pietra piana e sottile che danno forma ai panorami valsesiani. In estate gerani rossi, begonie variopinte e lobelia blu zaffiro impreziosiscono le finestre dei cinque cantoni – Tangin, Spinfoj, Pavarai, San Giuan e Sant’Antoniu – tra ponti pittoreschi e strette viuzze. Non possiamo perdere la visita (su richiesta) dell’Ecomuseo di Rassa, sulla sponda destra del Torrente Sorba: una segheria in attività fino alla fine degli anni ’80, completamente recuperata e funzionante, che ospita al proprio interno un’imponente ruota idraulica con le sue pulegge e ingranaggi, documentando la storia delle genti del posto, imperniata sui tre elementi di acqua, legno e pietra. Un cartello di benvenuto all’ingresso del paese recita “Benvenuti nella Valle dei Tremendi”, alludendo a una leggenda che fa riferimento al carattere forte degli abitanti che lottarono contro le avversità della natura in questa valle chiusa e fredda – che fa tremare appunto. Secondo altri l’epiteto nasce dalla storia di Fra Dolcino, un predicatore, ispirato alle teorie francescane e bruciato sul rogo nel 1307, che visse gli ultimi anni della sua vita con la sua compagna Margherita e i suoi seguaci proprio in questa zona, sulla sommitaà inaccessibile della Parete Cava, sopra Rassa, lasciando un segno importante nella cultura locale.

Dopo esserci riposati riprendiamo la strada asfaltata lungo la via Fra Dolcino, a lui titolata, sino a sbucare sulla SP 299 della Valsesia in località Quare. Poco prima di attraversare il Sesia prendiamo la destra e ci immettiamo nella pista ciclabile dell’alta Valsesia, che ci riporta fino a valle con bel percorso tra boschi e prati. Passiamo dentro il paese di Piode, prendiamo via Ponte e incontriamo il villaggio di Riale e qui la pista ciclabile che ci porta nei pressi di Pila. Continuiamo a pedalare sulla ciclabile lungo la “via seggiovia” che ci riporta al punto di partenza, dove abbiamo lasciato la macchina a Scopello. Articolo: In cresta da Mera a Rassa.

In cresta da Mera a Rassa

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