Lontani da mondo in Val Vogna

da Riva Valdobbia fino al ponte napoleonico in cerca di silenzio su due ruote nella natura, selvaggia ma amica, della Val Vogna

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Riva valdobbia

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45.830929282856, 7.9549920558929

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Lontani da mondo in Val Vogna, da Riva Valdobbia fino al ponte napoleonico in cerca di silenzio su due ruote nella natura, selvaggia ma amica, della Val Vogna, dove uomo e ambiente vivono in equilibrio quasi perfetto.

In questa pedalata ci inoltreremo in una delle valli più pittoresche e incontaminate della Valsesia, fra verdissimi alpeggi e villaggi walser. ripercorrendol’antica strada che per secoli è stata l’unico collegamento per gli emigranti in cerca di lavoro e fortuna in Valle d’Aosta, in Francia e Svizzera. Con un dislivello di 175 metri e un fondo prevalente sterrato, questo itinerario di circa 15 km è alla portata di tutti.

Si pedala su carrozzabile sino a Sant’Antonio, si passa quindi a una strada “forestale” per un paio di chilometri e, infine, su sentiero.

Incuneata fra le montagne di boschi di conifere, faggi e larici, questa tranquilla valle fluviale, prende inizio a Riva Valdobbia e si stende fra graziose frazioni abitate che conservano tutto il fascino della vita montana, di tradizioni e storia Walser.

Saliamo in sella a Riva Valdobbia, ai piedi del Rosa. Attraversiamo il villaggio per fermarci ad ammirare la chiesa parrocchiale dedicata a San Michele Arcangelo. Monumento nazionale, custodisce al suo interno moltissime opere, dipinti, marmi e sculture provenienti dalle cappelle della Val Vogna ma ciò che colpisce è il grandioso affresco del Giudizio Universale, che occupa l’intera facciata. Opera del pittore alagnese Melchiorre de Henricis (d’Enrico), questo capolavoro custodisce nel suo complesso disegno una serie di pregevoli illusioni e lo spiccato gusto “nordico” dell’autore attivo soprattutto in Sassonia.

Usciti dal paese, saliamo lungo diversi tornanti e lasciamo sulla destra la chiesetta della Madonna delle pose, dove sostavano – si “posavano” appunto – i valligiani con i loro carichi sulle spalle, appena superato lo sperone lungo la ripida mulattiera. In moderata pendenza saliamo poi a Cà di Janzo (1354m), dove la strada viene chiusa nei mesi estivi e vi si transita solo con un permesso rilasciato ai residenti. La frazione era un tempo rinomata come soggiorno estivo per via dell’albergo “Pensione Alpina”, che nel 1898 ospitò la Regina Margherita di Savoia.

Si superando le piccole frazioni Ca’ Piacentino (1360m), Ca’ Morca, (1372m), Ca’ Verno, per arrivare a Sant’Antonio (1380m). Pochi passi a destra della chiesa dedicata al santo e dell’ex edificio delle scuole elementari, oggi trattoria e posto tappa della Grande Traversata delle Alpi (GTA), vi è un antico forno per il pane. Da qui si imbocca la mulattiera che risale il pendio tra le case. Il percorso è morbido e quasi pianeggiante fra prati verdi in cui possiamo ammirare moltissime farfalle, grazie ai numerosi corsi d’acqua della zona, primo fra tutti il torrente la Vògna, con le sue acque ribollenti che, sulla sinistra, accompagnano la nostra pedalata.

Ci terranno compagnia animali al pascolo e altri momenti di vita di montagna – come la raccolta del fieno – che fanno ancora parte della quotidianità di questi villaggi. La strada arriva alla frazione Piane (1494m). Da qui si prosegue fino all’ultimo borgo del fondovalle, Peccia, un antico e pittoresco villaggio che si affaccia sul lago artificiale della locale centrale idroelettrica, dalle sembianze però del tutto naturali. All’inizio dell’abitato, sulla destra, una bella fontana in larice perfettamente funzionante al riparo di un edificio in pietra ci attende per rifocillarci. Sulla sinistra una delle tipiche baite walser: pareti in larice a “Blockbau” circondate dai loggiati a rascane tipici di queste valli, con il loggiato carico di vasi dai fiori multicolori, che offre uno stupendo scorcio fotografico.

All’ingresso di Peccia troviamo la cappella di San Nicolao. Continuando a salire, seguendo la mulattiera che passa tra le case, arriviamo anche in bicicletta alla chiesetta di San Grato in bella posizione con il suo svettante campanile.

Superato l’oratorio di San Grato della Peccia proseguiamo oltre fino a raggiungere il bel ponte in pietra detto “di Napoleone” perché costruito dai soldati francesi al comando del Generale Lecchi (un’armata di 2561 uomini), di passaggio nella valle nel maggio del 1800. Dopo aver goduto di un po’ di ristoro e del panorama, giriamo la bicicletta e ci godiamo la discesa del ritorno.

Lontani da mondo in Val Vogna

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